Blackout è una mostra itinerante che, pur includendo artisti di diversi Paesi, con scelte stilistiche differenti, mantiene lo stesso tema, sviluppandosi in un’installazione sempre più complessa. L’opera finale è composta da moduli a formare un’unica immagine e, sebbene il tema riguardi l’attuale situazione energetica nel suo discorso globale, il progetto si concentra su un aspetto che viene spesso dimenticato: l’impatto sulla condizione psicologica umana. Non si parla abbastanza di questo tema, non c’è abbastanza intenzione, buona volontà o l’occasione giusta per farlo, quindi è richiesto uno “sforzo energetico” agli artisti coinvolti. Gli artisti partecipanti a questa mostra raccontano la loro reazione a questo problema in modo diretto, su un formato 50×50 cm, nei toni del bianco, del nero o del grigio, utilizzando il linguaggio e il mezzo che più si addice loro. Prendono parte a un discorso, mostrando il loro punto di vista, la loro “sensazione” artistica. I dipinti sono leggibili singolarmente, ma il lavoro curatoriale insieme a criteri come lo spazio, crea un nuovo messaggio, una voce collettiva, grazie a un’installazione site specific, che vede le opere combinate a formare nuove sintassi sempre diverse, visive, ed emotive.In questo contesto, il termine “energia” viene letto in una prospettiva più ampia e può significare anche coraggio, empatia e forza della comunità.
Ciascuno dei singoli cicli del progetto espositivo “Blackout” prevede un nuovo luogo di installazione. Con ogni nuova sede, arrivano nuovi artisti e si crea così un nuovo contesto, una nuova storia, una nuova voce critica. Esempi importanti sono le prime edizioni della mostra: una in Polonia a Katowice (16.12.23 – 31.01.24) e un’altra a Lutsk, in Ucraina (8.03.24). Il grande “impatto energetico” che è emerso in entrambe le sedi ha abbracciato pienamente alcuni dei temi principali associati a questi luoghi. La mostra di Katowice è stata una protesta collettiva contro la mancanza di sostegno agli spazi culturali locali che operano al di fuori del mainstream istituzionale. La mostra Blackout in Ucraina, invece, è stata un’espressione di protesta contro la forza insensata della distruzione del patrimonio culturale nazionale ucraino e la particolare impotenza del mondo occidentale di fronte alle politiche oppressive della Russia. La terza edizione si svolge in Italia, in un luogo ricco di memoria, tra le tracce delle opere di Romanino, un sognatore girovago alla ricerca del vero spirito dell’umanesimo. È qui, attraverso il linguaggio dell’arte, che si parlerà di cooperazione, di dialogo internazionale, di ciò che unisce, di ciò che permette di ricordare e di ciò che costruisce.
Conferenza/Inaugurazione
Giovedì 3 ottobre 2024 ora 16:30
Auditorium Museo Camuno, Breno (BS)
Via Giuseppe Garibaldi, 8
Animatore: Direttore Museo dr Federico Troletti
Interprete: Jadwiga Chabros
Conferenza dal vivo con collegamento tramite la piattaforma Teams
Ospiti speciali:
- Alessandro Panteghini e Lucia Botticchio – Sindaco e assessorato alla Cultura del Comune di Breno
- Ewa Adamczyk – Vice Console della Repubblica di Polonia a Milano
- Marta Zagórowska – Ataché del Dipartimento Culturale del Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano
- Marlena Promna, Tomasz Pietrek – Professori Accademia di Belle Arti di Breslavia,
- Igor Wójcik – Direttore Centro per la Cultura e le Arti di Breslavia,
- Dr Alberto Mugnaini – Critico, scrittore e artista di Milano,
- Katja Noppes – Artista interdisciplinare di Milano
- Piotr Kielan – Rettore dell’Accademia di Belle Arti di Breslavia ( online)
- Olena Matoshniuk – artista ucraina ( online)
- Bill Claps – artista visivo, fotografo e regista di New York
Artisti : Jakub Adamek, Paola Alborghetti, Andrzej Banachowicz, Marta Borgosz, Andrzej Borowski, Antonella Casazza, Bill Claps, Olga Czechowska, Piermario Dorigatti, Paweł Flieger, Eckehard Fuchs, Cynthia Fusillo, Valerio Gaeti, Loredana Galante, Marcelina Groń, Evghenia Grytscu, Marek Grzyb, Elena von Hessen, Jakub Jernajczyk, Eugeniusz Józefowski, Piotr Kielan, Katarzyna Koczyńska-Kielan, Piotr Kmita, Anna Kołodziejczyk, Lívia Kožušková, Vladimír Kovařík, Julia Królikowska, Marek Kulig, Sławomir Kuszczak, Maciej Linttner, Andrzej Łabuz, Olena Matoshniuk, Michał Matoszko, Marta Mez, Yari Miele, Daria Milecka, Leila Mirzakhani, Kamil Moskowczenko, Bohdan Mucha, Alberto Mugnaini, Grzegorz Niemyjski, Katja Noppes, Libor Novotný, Kazimierz Pawlak, Damian Pietrek, Tomasz Pietrek, Michał Pietrzak, Przemek Pintal, Adam Pociecha, Marlena Promna, Igor Przybylski, Wojciech Pukocz, Andrzej Rafałowicz, Sonia Ruciak, Václav Rodek, Vasyl Savchenko, Georg Schnitzler, Marta Szymczakowska, Daniela Tagowska, Mimmo Totaro, Anna Trojanowska, Wojciech Ulrich, Irene Wieland, Igor Wójcik, Adam Włodarczyk, Andrzej Zdanowicz
Il contesto del luogo
Breno, al centro della Valcamonica (Brescia), è un borgo in cui si conserva un castello fortificato sulla rocca, varie chiese e il Museo Camuno. La chiesa di sant’Antonio abate, da sempre proprietà del comune, si trova al centro dell’abitato e fa parte del sistema museale. Breno e la Valcamonica sono stati per quasi 3 secoli territori della Repubblica di Venezia. Il Capitano di Valle, una sorta di governatore locale, risiedeva nel palazzo attiguo alla chiesa di Sant’Antonio e qui riceveva l’investitura ufficiale. La chiesa (in cui avrà sede l’esposizione di Blackout) svolse quindi anche un ruolo civile. Gli abitanti di Breno commissionarono a diversi artisti molte opere d’arte; tra le più importanti vi sono gli affreschi realizzati da Girolamo Romanino, un pittore bresciano di pieno Rinascimento attivo in nord Italia, collocati nel presbiterio della chiesa e raffiguranti scene bibliche dell’Antico Testamento. Nell’altare è posta anche una grande pala realizzata da Callisto Piazza da Lodi, pittore del Rinascimento, membro di una famiglia di artisti lombardi. Altre opere d’arte dei due maestri sono conservate al CaMus, la pinacoteca civica di Breno. Il museo, fondato nei primi anni del Novecento, è collocato in un palazzo rinascimentale. Articolato in dieci sale e in una loggia, il museo accoglie un vasto repertorio di opere d’arte: dipinti, sculture e stemmi di antiche famiglie patrizie, stampe, oggetti d’arredo, mobili e materiali archeologici che coprono un arco molto ampio, dalla Preistoria fino al Novecento. Il museo è un luogo di studio e di ricerca, organizza mostre, convegni, pubblicazioni inerenti al proprio patrimonio anche in dialogo con l’arte contemporanea.
Al centro della mostra c’è un’installazione monumentale che riunisce la diversità delle voci artistiche in un’opera unitaria e vasta. Questo spazio ricorda la figura di Fama, descritta nelle “Metamorfosi” di Ovidio. Qui viene descritta come come un mostro alato gigantesco capace di spostarsi con grande velocità, coperto di piume sotto le quali si aprivano tantissimi occhi per vedere; per ascoltare, usava un numero iperbolico di orecchie e diffondeva le voci facendo risuonare infinite bocche nelle quali si agitavano altrettante lingue.
Questo mostro alato rappresentava allegoricamente le dicerie che nascono, si diffondono, acquistano credibilità, non fanno distinzione tra vero e falso, amplificano e distorcono a piacimento i fatti. Nel racconto mitologico di Ovidio, Fama è la dea del pettegolezzo e della reputazione pubblica, una figura potente e onnipresente che diffonde sia la verità che la menzogna. La sua casa, uno spazio gigantesco e pulsante, è un luogo in cui tutte le voci del mondo si incontrano, si sovrappongono e si mescolano, inseparabili e indistinguibili – uno spazio di costante movimento e trasformazione che simboleggia l’impermanenza e la mutevolezza della comunicazione umana.
L’installazione del progetto “Blackout” riprende questa idea e la trasferisce in un contesto contemporaneo. Le opere degli artisti, ognuna delle quali è un’affermazione indipendente, sono disposte in modo tale da creare insieme uno spazio che, come la casa di Fama nelle “Metamorfosi”, funziona come metafora dello stato del mondo: un luogo di molte voci e opinioni. Il tema della crisi energetica, come punto discorsivo di partenza, si espande in questa riflessione artistica per includere una varietà di temi: disastri ambientali, ingiustizie sociali, conflitti politici e paure individuali. Questa diversità di temi e prospettive riflette la frammentazione e la complessità del mondo di oggi, in cui le verità chiare sono spesso oscurate da una nebbia di informazioni contraddittorie e incertezze.
Nella casa-castello di Fama non ci sono verità fisse, ma solo il mormorio incessante di voci che viaggiano in tutte le direzioni. Allo stesso modo, lo spazio della mostra “Blackout” non è un luogo statico, ma un’atmosfera vibrante e in continuo cambiamento che intreccia i visitatori in una rete di impressioni, sentimenti e pensieri. Come per Fama, la cui “casa di bronzo trasparente” è descritta da Ovidio come un luogo dove “nessuna porta è chiusa, nessuna soglia è silenziosa”, anche l’installazione rimane permeabile e aperta all’interpretazione. Non ci sono risposte assolute, ma solo la possibilità di lasciar agire la polifonia del presente e di riconoscere le proprie domande e incertezze al suo interno.
Le opere di “Blackout” sono dichiarazioni individuali che tuttavia entrano in dialogo tra loro. Riflettono le ombre oscure delle crisi e dei conflitti del nostro tempo, ma dimostrano anche che l’espressione creativa crea uno spazio per la riflessione, il dibattito e le possibili soluzioni. Come nel castello di Fama, dove nessuna informazione si ferma mai e tutto è in continuo mutamento, anche la mostra crea uno stato di flusso costante in cui i confini tra le singole posizioni si confondono ed emerge una narrazione collettiva.
Il progetto “Blackout” invita i visitatori non solo a guardare passivamente, ma a entrare attivamente nello spazio di voci e dicerie che gli artisti hanno creato. Offre l’opportunità di esaminare le proprie percezioni e convinzioni e di confrontarsi con le sfide e le incertezze del nostro tempo nello specchio dell’arte. Lo spazio espositivo diventa così un castello simbolico di Fama, un luogo che cattura il rumore del presente e lo traduce in forma visiva, uno spazio che invita a cercare la luce in mezzo all’oscurità.
Nella Chiesa di Sant’Antonio Abate a Breno, sarà esposta l’installazione artistica della mostra internazionale BLACKOUT IT, con 66 artisti provenienti da 7 Paesi di tre continenti. Blackout è il terzo capitolo del progetto di pittura e disegno e un esperimento internazionale che si rivolge all’idea di un discorso comune della comunità artistica. Il progetto si inserisce nell’ampio contesto del dibattito sull’ecologia contemporanea e sul suo impatto sulla condizione psicologica umana. A seconda del luogo di presentazione, il messaggio della mostra cambia; nel sud della Polonia era un’espressione di protesta collettiva contro la mancanza di sostegno sistemico agli spazi culturalilocali, in Ucraina una protesta contro la forza insensata della distruzione del patrimonio culturale nazionale ucraino. Blackout in Italia è un dialogo con la tradizione e diventa un pretesto per un discorso sull’essenza dell’Umanesimo.
La mostra internazionale BLACKOUT IT con 66 artisti (Repubblica Ceca, Iran, Germania, Polonia, Ucraina, Stati Uniti, Italia) visitabile fino al 30 ottobre è organizzata da Fondazione Misztal v. Blechinger in collaborazione con Camus Museo Camuno di Breno, Comune di Breno, con il patrocinio e il sostegno del Consolato Generale della Repubblica di Polonia a Milano e la media partnership della rivista d’arte Format.
Il progetto è cofinanziato dall’Autogoverno del Voivodato della Bassa Slesia in Polonia.
Originatori e curatori generali: Marlena Promna, Tomasz Pietrek
Curatori di progetto in Italia: Paola Alborghetti, Zyta Misztal von Blechinger
Il progetto è sostenuto da: Centro per la Cultura e le Arti di Breslavia, Accademia di Belle Arti di Breslavia, Artpunkt
Partner del progetto: RUC Artist Residency, Associazione degli artisti polacchi (filiali di: Breslavia, Poznan, Katowice) Unione dei fotografi d’arte polacchi (distretto della Bassa Slesia), Antica Casa degli Artisti a Premana
BLACKOUT IT 3 – 30 ottobre 2024
Luogo dell’ installazione site-specific:
Chiesa di Sant Antonio Breno Piazza Sant’Antonio, 25043 Breno BS;
Orari da lunedì a venerdi: 14.00 – 18.00 giorni festivi: 10.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00
Informazioni sull’evento: uff.turismo@comune.breno.bs.it +39 0364322603